Citata diverse volte in queste pagine, è sicuramente una delle marche di moto più amate, riconosciuta come leggendaria, con la quale i concorrenti devono misurarsi e fare i conti nel disegnare dei modelli dal look classico e perfette per la vita cittadina: la Harley-Davidson link text è fra le aziende più antiche del mondo in questo settore, e la più antica degli Stati Uniti.
Come per la nostra Guzzi, nasce dall’incontro di due giovani appassionati di bici: appena ventenni, Arthur Davidson e William Harley sono nel garage del primo dei due quando si mettono a costruire un prototipo di bicicletta a motore. È il 1902. Il successo è tale da spingerli a fondare una società tutta loro cui seguirà, nel 1906, il primo stabilimento.
Abbiamo accennato anche al ruolo delle prime case motociclistiche nella fornitura di mezzi agli eserciti impegnati nei conflitti mondiali: è la storia anche della H-D, che trovò il primo grande successo mandando le proprie moto al fronte con l’esercito statunitense: in quella circostanza gli esemplari costruiti furono 45.000 circa, il che rese la Harley-Davidson il primo produttore mondiale.
A proposito di guerra, per noi italiani la Harley-Davidson è sinonimo di liberazione (e Liberator, non a caso, è il nome di uno dei modelli più famosi prodotti nei primi cinquant’anni del Ventesimo secolo) perché imparammo a riconoscere il rombo di queste moto con l’arrivo delle truppe americane nel nostro Paese: entrarono nell’immaginario della popolazione anche grazie al rapporto viscerale di Alberto Sordi con il suo bolide, appunto un’H-D, nel film “Un americano a Roma” del 1954.
Non è sempre andato tutto bene, tuttavia, a questo celebre brand: fra fine degli anni Settanta e inizio del successivo decennio il marchio rischiò di scomparire e si è salvato grazie alle politiche aziendali aggressive di Willie Davidson, nipote di Arthur. Fra queste, lo spostamento di parte della produzione in India.