Le prime motociclette costruite in serie

Nonostante le diverse figure di inventori alle prese con la medesima idea negli stessi (più o meno!) anni, le prime motociclette rimasero per lungo tempo solo allo stadio sperimentale: non erano pratiche, e venivano considerate alla stregua di una bizzarria.

Prima di assistere alla disponibilità pubblica di una motocicletta bisogna arrivare agli ultimi anni del 1800. Nel 1894 il primo lavoro di questo tipo lo fa la ditta Hildebrand & Wolfmüller, mentre nel 1896 la Excelsior, a Coventry, mette in vendita un primo esemplare. Per loro si trattò di una naturale progressione, visto che in origine era una ditta di biciclette.

Passano due anni e nel 1898 la Peugeot (proprio quella Peugeot!) manda in produzione un proprio modello: in questo caso, si tratta dell’inizio di una storia gloriosa che dura ancora oggi. Un’eccezione, più che la regola, perché moltissimi dei produttori di questi primissimi anni sono ormai scomparsi.

La nascita di Triumph e Harley-Davidson

Questo non vale per la casa francese o per la Triumph, nome che è sinonimo di cultura motociclistica: la compagnia presenta il proprio primo modello nello stesso anno. La segue un altro marchio storico, la Royal Enfield, che nel 1901, appena scavalcato il nuovo secolo, si lancia sul mercato, ormai considerato più che promettente. Negli stessi anni appare sulla giovanissima scena anche la Norton, marchio storico resuscitato solo nel 2008 dopo un lungo periodo di oblio. E la segue la Harley-Davidson link text, che muove i primi passi nel 1903 e appena 15 anni dopo era già divenuta la maggiore produttrice mondiale: una storia felicissima, la sua.

Bisogna considerare che tutte queste società almeno all’inizio della loro attività non presero l’abitudine di “battezzare” le loro moto con nomi suggestivi, e per lo più di questi modelli non sono arrivati a noi nemmeno i progetti originali, andati perduti nel corso del tempo.

In più, seppure avessimo modo di intercettare quei prototipi, avremmo probabilmente avuto grossi problemi a riconoscere in essi delle moto così come le intendiamo oggi: questo perché i progettisti dell’epoca cercarono di non stravolgere la “forma” della bici, incorporando in maniera il più possibile armonica quegli elementi propri della sua cugina (come l’ingombrante serbatoio). La forma, intendiamoci, era pressapoco la stessa, ma la silhouette alla quale siamo abituati arrivò solo diversi anni dopo.